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IN UN SETTORE CON SEMPRE MAGGIORI CRITICITÀ, QUALI NORME REGOLANO LA “VITA” DEI CIMITERI? L'Avvocato risponde 

IN UN SETTORE CON SEMPRE MAGGIORI CRITICITÀ, QUALI NORME REGOLANO LA “VITA” DEI CIMITERI?

Il diritto al sepolcro tra norme, valori e nuove sfide sociali, nel commento dell’avvocato Simone Labonia.

Il diritto al sepolcro rappresenta uno dei temi più antichi e al tempo stesso più complessi del nostro ordinamento, dove diritto civile, sensibilità religiosa e valori etici si intrecciano. Si tratta, in sostanza, del diritto di disporre di un luogo destinato alla sepoltura di sé e dei propri congiunti, configurandosi come un diritto personale, ma anche familiare e patrimoniale.

Nel diritto italiano il sepolcro è considerato un bene particolare: non è assimilabile alla proprietà privata in senso stretto, poiché la sua destinazione è vincolata al culto dei defunti. Secondo la giurisprudenza, il diritto al sepolcro si articola in due dimensioni: da un lato il diritto primario alla sepoltura, cioè la facoltà di essere accolti in un determinato luogo (tomba familiare o concessione cimiteriale); dall’altro il diritto secondario, ossia la facoltà di accedere, mantenere e tutelare quel luogo contro terzi o contro usi impropri.

Le concessioni cimiteriali, disciplinate dal D.P.R. 285/1990, hanno natura amministrativa e sono rilasciate dai Comuni, che restano proprietari del suolo. Il concessionario acquisisce dunque un diritto d’uso, non di proprietà, che può essere trasmesso secondo regole particolari e spesso soggetto a limiti temporali. In molti casi, infatti, la decadenza o la rinuncia comportano la revoca della concessione e la riassegnazione del loculo o della cappella.

La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che il diritto al sepolcro è “sacro e inviolabile”, ma non assoluto: deve essere bilanciato con l’interesse pubblico alla gestione degli spazi cimiteriali e con le norme igienico-sanitarie. Non di rado, infatti, sorgono controversie tra eredi o familiari sul diritto di tumulazione, sulla manutenzione delle tombe o sull’eventuale trasferimento dei resti mortali.

Da un punto di vista sociale e culturale, il tema assume connotazioni nuove. La diffusione di urne cinerarie domestiche e i sepolcri “ecologici” mettono in discussione la concezione tradizionale del sepolcro come luogo fisico e familiare. Parallelamente, la crescente pluralità religiosa e laicità delle istituzioni pongono nuove sfide interpretative in merito ai riti, alla simbologia e alla destinazione degli spazi nei cimiteri pubblici.

In buona sostanza il diritto al sepolcro è oggi un crocevia tra memoria, identità e regolazione giuridica. Esso continua a rappresentare non solo un istituto del diritto civile, ma anche un riflesso profondo del modo in cui una società riconosce dignità ai propri defuntii e, attraverso di essi, valore alla vita stessa.

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