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ARRIVA L’AUTUNNO! VADO NEL BOSCO PUBBLICO E RACCOLGO LEGNA SECCA PER IL CAMINO: CHI PUÒ DIRMI NIENTE? L'Avvocato risponde 

ARRIVA L’AUTUNNO! VADO NEL BOSCO PUBBLICO E RACCOLGO LEGNA SECCA PER IL CAMINO: CHI PUÒ DIRMI NIENTE?

Un attimo di riflessione non fa male, anche per un’azione che appare lecita: ce lo spiega l’avvocato Simone Labonia.

Con l’arrivo dei primi freddi, la tentazione di raccogliere un po’ di legna nel bosco per accendere il caminetto di casa è forte. Un gesto che molti considerano innocuo, quasi naturale, ma che in realtà può costituire un reato secondo la normativa italiana.
La raccolta di legna, infatti, anche se avviene in piccole quantità e per uso personale, non è libera: i boschi, che siano pubblici o privati, sono beni tutelati e la loro gestione è regolata da leggi precise.

Innanzitutto, va chiarito che i boschi pubblici, comunali, regionali o demaniali, appartengono a un ente pubblico, ma questo non significa che siano di libero utilizzo. La legna caduta o secca presente sul suolo boschivo è parte integrante del patrimonio forestale e non può essere prelevata senza autorizzazione.
In molti casi, i Comuni prevedono specifici permessi di raccolta per cittadini residenti, che stabiliscono quantità massime e modalità operative. Chi agisce senza tale permesso, anche se spinto solo da necessità domestiche, può incorrere in sanzioni amministrative o addirittura penali.

Il riferimento principale è l’articolo 624 del Codice penale, che punisce il furto: il prelievo di legna da un bosco pubblico, senza autorizzazione, può essere qualificato come furto aggravato di cosa esposta alla pubblica fede, con pene fino a tre anni di reclusione e multa.
Se invece si tratta di un danno arrecato al patrimonio forestale, può configurarsi anche il reato di danneggiamento aggravato (art. 635 c.p.) o la violazione delle norme contenute nel Testo Unico sulle Foreste e le Filiere Forestali (D.Lgs. 34/2018), che prevede sanzioni per l’asportazione non autorizzata di materiale legnoso.
Inoltre, nei parchi naturali e nelle aree protette, la raccolta di legna, anche secca, può integrare l’ipotesi di violazione ambientale, con pene e ammende più severe.

Alcune amministrazioni comunali rilasciano autorizzazioni stagionali per la raccolta della legna o dei rami caduti, proprio per agevolare il riscaldamento domestico nelle zone rurali. Tuttavia, anche in questi casi, sono fissati limiti precisi: quantità giornaliere ridotte, uso esclusivamente personale e divieto assoluto di abbattere alberi, tagliare arbusti vivi o introdurre mezzi meccanici nel bosco.

Raccogliere legna in un bosco pubblico senza permesso, dunque, non è un gesto innocuo ma una potenziale violazione penale o amministrativa. Prima di agire, è sempre consigliabile informarsi presso il proprio Comune o l’ente gestore del bosco per conoscere le regole locali e ottenere, se previsto, il permesso di raccolta.
La prudenza, in questi casi, non serve solo a evitare multe o procedimenti penali, ma anche a tutelare l’equilibrio ambientale del bosco, risorsa preziosa che appartiene al demanio pubblico.

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