Storie di Remo, l’incredibile George
IX PUNTATA
Eravamo rimasti nel chiuso di un ascensore ,mentre George si recava al quarto piano a casa di Silvana,la figlia del medico,sua recente fidanzata.
Era in compagnia di una bella signora che abitava al quinto piano di quello stesso stabile:
“Piacere Rita”disse lei
“Molto lieto George”
rispose il giovanotto un po’ impacciato.
L’ascensore era molto stretto e in più la signora aveva poggiato a terra le buste del supermercato, per cui i due erano quasi uno addosso all’altra.
A casa di Silvana si parlava di questa inquilina del piano di sopra ,rimasta vedova in giovane età.
Il marito lavorava all’Enel, come responsabile tecnico ,ed era stato vittima di un grave incidente sul lavoro .
La coppia non aveva figli e lei era rimasta sola nella casa ereditata dal coniuge defunto ,insieme ad una buona pensione. Per la verità la signora non godeva di buona stima nel condominio perché,
dopo la disgrazia, aveva prontamente recuperato il buonumore ed uno stile di vita allegro e disinvolto.
Non era passato neanche un anno dalla scomparsa del consorte ,che già aveva intrattenuto una relazione con un ex collega del defunto. Questi era molto legato al poveretto,anzi era il suo migliore amico.Andavano a pesca insieme e ,dopo la disgrazia ,si era occupato di sostenere la vedova ,sia moralmente che interessandosi per la riconversione della pensione.Faceva parte del sindacato e ,con i suoi buoni uffici ,era riuscito anche ad accelerare le pratiche ,sia per l’assegno mensile che per la liquidazione.
Il viavai di questo signore in casa della donna, non era passato inosservato ed il “chiacchiericcio condominiale”fu confermato da un episodio occasionale che svelò la fondatezza di quelle dicerie.
Accadde che una notte, durante un violento temporale notturno ,l’amico in questione rimanesse bloccato nell’ascensore.
Erano le due e l’energia elettrica era stata interrotta a causa di un violenta serie di fulmini.
Il malcapitato proveniva dall’appartamento della vedova ,con cui si era intrattenuto fino a quell’ora.Risultava presente al lavoro ,durante il turno di notte,ma si era allontanato arbitrariamente per un rapido” break” in casa dell’amica e
non aveva con sé neppure il cellulare ; se l’era dimenticato nell’armadietto dello spogliatoio.
La corrente non tornava, ma un ragazzo del condominio,rientrando dalla discoteca notò l’ascensore bloccato nell’intermezzo tra il secondo ed il terzo piano .Fece sentire la sua voce, per capire se ci fosse qualcuno nella cabina dell’elevatore e lo “sventurato”
rispose.Lo tirarono fuori, il ragazzo e suo padre , azionando a mano il cavo d’acciaio dell’ascensore.
Quel trambusto nel cuore della notte ,svegliò un bel po’ di condomini, compreso il papà’di Silvana.
Pare che la notizia giunta all’orecchio della moglie del malcapitato ,rivelassela tresca tra suo marito e la “vedova allegra”
Insomma insieme a seri problemi con l’Azienda per il lavoro,lo sciagurato fu anche cacciato di casa dalla moglie.
Solo l’amore di madre per i figli piccoli ,gli consentì un penoso perdono; in seguito questi ,naturalmente,si guardò bene di ritornare sul luogo del misfatto,tagliando i ponti con la vedovella.
Tornando a George , una volta giunto con l’ascensore al quarto piano ,ne usci’ salutando la compagna di risalita..
Silvana lo aspettava sull’uscio di casa e ,appena rimase sola con lui,gli disse a chiare note che non voleva assolutamente vederlo più in compagnia di quella “acchiappa uomini”
George si affrettò a tranquillizzarla ,giurando che quella signora gli era indifferente ,anzi gli stava pure antipatica,con quei suoi modi così invadenti .
Mentiva spudoratamente, perché invece durante quel breve tratto insieme alla giovane vedova, gli si erano accesi tutti i sensori della satiriasi.
Rita era proprio il soggetto che gli faceva sentire i “sapori” giusti.
Somigliava a Sabrina Ferilli , però più in carne
e con un fondoschiena maggiorato .
Dell’attrice romana aveva in particolare la fisionomia del viso e lo stesso sorriso luminoso ,con le “fossette simpatia”alle guance.
George era completamente indifeso di fronte alle tentazioni femminili;
qualsiasi promessa o giuramento venivano meno, allorquando gli si presentavano certe occasioni.
Ormai aveva 18 anni ;la ricorrenza era stata festeggiate proprio quell’estate, insieme ai suoi genitori ed a quelli di Silvana ,per i quali era ormai diventato come un figlio.
Ma certe note caratteriali non si cambiano e la satiriasi era sempre ben rappresentata nel suo inquietante DNA.
Quando arrivava l’estate, la famiglia di Silvana si trasferiva a Sorrento.La ragazza era figlia unica ;aveva un anno più di George e nel mese di giugno aveva conseguito la maturità classica .
Dopo l’esame, era venuta con la mamma nella casa estiva e come ogni anno erano iniziati i lavoretti di manutenzione.
In queste cose George era bravissimo e disponibile; cambiava le cinghie alle persiane,sostituiva i flessibili agli scarichi dei rubinetti che perdevano ed era perfino capace di pitturare le ringhiere senza pasticciare.
Si era attrezzato con uno zainetto pieno di ferri da lavoro e ,oltre alle serate da “cameriere”nel ristorante dove lavorava il padre ,si dedicava anche a queste riparazioni domestiche.Era abbinato con un impresa chiamata” SOS CASA “e ,soprattutto in inverno quando il lavoro al ristorante si riduceva,George era sempre in giro per “riparazioni”.La mamma di Silvana “attingeva”a piene mani alla genialità del futuro genero ,tanto che una volta gli chiese di lubrificare il rocchetto delle tende da sole che erano fuori al balcone.
George prese lo scaletto e con l’oleatore cominciò a lubrificare i laterali dell’avvolgibile.
In quel momento Rita uscì sul balcone con la conca dei panni lavati da stendere.
Stava proprio sulla testa di George e abbasando la testa gli disse un “ciao “che sembrava il miagolio di una gatta .
Non si curò di spostarsi ,anzi quando prendeva gli indumenti si fermava a stendere con le gambe divaricate.
Per la verità neanche George mostrò alcun imbarazzo ,anzi con l’oleatore in una mano si appoggiava con l’altra sul frontalino del balcone di Rita a poche centimetri dai suoi piedi.
Il panorama era caldo e appetibile e gli ricordo’ancora una volta l’apparizione che ebbe da bambino sotto le gonne della lavandaia.
Stessa inquietante posizione ,stessa emozione,stesso prospetto di forme tondeggianti.
E manco a dirlo avverti’ anche quell’odore pungente che ,anche se non c’era ,lui lo immaginava.
In quel momento si ricordo’ di Lola ,quando nel pomeriggio trascorso in intimità sulla madia di castagno, lo guardava divertita annusare il suo inguine ,come un cane da tartufi.
Le sfuggì una battuta che George non aveva dimenticato:
“La lavo una continuazione, ma quell’odore si sente sempre “
George si trovava ora ad armeggiare con le tende ,anche senza lubrificare niente,intento com’era in quella contemplazione.
Non si sarebbe mai mosso ,anche perché Rita tardava a spostarsi.La lubrificazione dei rocchetti terminò magicamente ,quando Silvana uscì fuori al balcone dicendo a George di stare attento su quello scaletto.
Immediatamente Rita rientrò per non farsi vedere ,proprio quando il giovane annunciava che l’operazione era terminata.
Il giovanotto aveva visto troppo per togliersi dalla mente Rita,anzi gli capitava spesso di immaginare quella “cartolina”davanti ai suoi occhi.
Fatalmente l’occasione di rivedere l’inquilina del piano di sopra si presentò in modo inesorabile.
Il papa’di Slivana che era un rinomato oculista, vinse un viaggio premio in Egitto con la famiglia ,offerto da una famosa industria di lenti a contatto.
Si era nel mese di luglio e ,dovendo partire per questo viaggio ,la mamma di Silvana chiese a George di fare una capatina a casa per innaffiare ,in sua assenza ,le bellissime piante di gerani.
A metà settimana George si recò nella casa della fidanzata per assolvere al compito che gli era stato affidato.Il suo arrivo non sfuggì all’occhio vigile di Rita che era sempre affacciata al balcone della cucina .
Sapeva che gli inquilini di sotto erano in vacanza e sarebbero mancati una settimana e immagino’che avessero lasciato le chiavi della casa a George per passare a dare un’occhiata.Si era al crepuscolo e sapendo che il dottore era fuori con la famigliola ,immagino’che prima di partire avesse dato le chiavi della casa a George.il ragazzo non era passato inosservato a Rita ed anche lei ,quel giorno nell’ascensore ,aveva avuto un fremito standogli così vicino.
Gli aveva ricordato lo scugnizzo della canzone”O sarracin“di Renato Carosone.
Quando poco dopo George comparve sulla balconata con l ‘innaffiatoio, Rita si trovava affacciata sopra di lui ,proprio come quando,qualche giorno prima, lui stava sullo scaletto.
“Che bello vederti innaffiare le piante della fidanzata “
Disse Rita rivolta a George che armeggiava con l’innaffiatoio.
“Ciao “rispose lui
“A dire il vero la signora mi ha spiegato tutto,tu sai come e’precisina la mamma di Silvana,ma questo aggeggio ha il getto troppo largo”
“Ma nooo! è come il mio,ha l’ugello dell’erogatore regolabile,se vuoi ti faccio vedere”
Che la femmina, nelle metafore letterarie,venga spesso paragonata al diavolo non è un caso e Rita nella sua disponibilità di aiuto verso il giovane aveva in corpo tutta la diabolica arte del maligno.
L “ugello” a cui pensava in quel momento non si trovava sul becco dell’erogatore ,ma nelle mutande del ragazzo.
Quando era stata ad un palmo da lui nell’ascensore aveva letto nel suo sorriso quella malizia del galletto ruspante ,pronto a liberare la passione che gli bruciava dentro.
Rita del resto, smaniava anch’ella di avvicinarsi a quel tenero “cinghialetto” ,immaginando gli sviluppi intriganti della sua offerta di aiuto.
Difatti George rispose:
“Certo , se la cosa non ti molesta vieni giù ,così mi fai vedere come funziona”
Entrambi sembravano un libro aperto ,dove già si conosceva quello che c’era scritto
Rita bussò con le nocche della mano e George le apparve sorridendo e compiaciuto.
Lei chiuse la porta alle sue spalle accompagnandone lo stipite ,per evitare che sbattesse.
Quando si voltò George le fece cenno con il dito indice piegato di seguirlo ,poi una volta giunto nel corridoio si voltò quasi per trovare conferma alle sue aspettative.
Rita lo guardava senza parlare ,strofinandosi il dorso della mano sul fianco del vestito di cotone.
“Nel chiudere la mia porta mi sono accorta di non aver preso le chiavi e per trattenerla quasi mi e’rimasto il dito dentro “
George rispose prontamente:
“Vieni che ti metto un cerotto.”Così dicendo si diresse verso il bagno che aveva la porta già aperta .
Rita era rimasta sull’uscio ,con il braccio alzato lungo il telaio della porta.
Il suo atteggiamento lascivo mostrava quella lussuria scritta a chiare linee sullo sguardo di chi già sa quello che sarebbe accaduto .
George si girò con il cerotto tra le mani e lei guardò intorno con l’aria di chi cerca un posto dove sedersi.
Lui le indico’il bordo della vasca da bagno ,poi si chinò verso di lei con il cerotto pronto da attaccare.Rita sedette e gli porse la mano con il dito teso.
George si inginocchiò davanti a lei che si era quasi accovacciata in modo rilassato,con la mano poggiata sulle ginocchia.Le gambe erano penzoloni e lasciavano scoperto davanti a George tutto quello che stava sotto le gonne .
Erano quelle le visioni che accendevano la satiriasi del ragazzo,innescandogli una irrefrenabile voluttà .
Sistemo’il cerotto ma rimase con la sua mano sopra quella di lei,poi incrociando il suo sguardo,la strinse piegando le dita.Era bella ed eccitante come il peccato; entrambi traboccavano di lussuria ed i vent’anni di differenza tra loro aumentavano ancor più’il desiderio.Non fu più necessario aspettare ed entrambi si trovarono stretti l’uno all’altra,in un appassionato groviglio di trasgressivo erotismo .
Iniziò sui bordi di quella vasca da bagno e proseguì senza freni sul letto grande del dottore.
Dopo qualche minuto echeggiarono nella stanza gli spasimi di piacere di Rita.
George fu per lei una scoperta incredibile;era poco più che un ragazzo ,ma dimostrava la perizia di un amante navigato .
Lei palpitava ed in preda ad un irrefrenabile furore uterino liberò’ ogni inibizione ,ma a un certo punto si bloccò ed ebbe il sangue freddo di suggerire a George ,già seminudo,di spostarsi al piano di sopra a casa sua ,dove non avrebbero avuto il problema di “imbrattare”le lenzuola.Quella bolgia di sensi
continuò sul letto di Rita dove l’intensità erotica fu tale che non riuscì ad esaurirsi in un solo rapporto.
E neppure con due!
Proseguirono a lungo gustando intensamente un piacere incredibile,senza freni ne’inibizioni dove i sensi di entrambi parteciparono interamente fino a quando le prime ombre della sera si mescolarono alle loro carezze.
Erano rilassati e convinti che quella irrinunciabile avventura sarebbe rimasta ignota al resto del mondo ; che niente di quello che avevano appena fatto sarebbe stato mai scoperto da alcuno.
Ma purtroppo non sarà così ,perché un inquietante imprevisto avrebbe svelato quel segreto struggente e appassionato.
Camily Bosch






