STORIE DI REMO, L’INCREDIBILE GEORGE
VI PUNTATA
George entrò’nella camerata e lo sguardo corse verso il posto letto del suo vicino ,ma questi non c’era.
Chiese di lui a Garrone e la risposta non si fece attendere :
“E andato sulla loggia delle vespe”
Così i ragazzi chiamavano il terrazzo in fondo alla camerata ,perché sempre infestato da questi imenotteri che nidificavano continuamente sotto le tegole della grondaia .
Ciro ,che aveva visto arrivare George ,si era infilato sulla loggia per rimanere poi solo con lui .Sapeva che l’amico era ansioso di commentare quello che era accaduto in cucina con Lola e si era appartato ad aspettarlo.
Fece capolino dalla grande porta a vetri che dava sul terrazzo e ,sollevando entrambe le braccia ,richiamava con ampi gesti la sua attenzione.
Quando questi lo raggiunse,egli si ritrasse oltre il varco e lo invito’ a seguirlo.
“E allora ,dimmi!” esclamò George appena lo raggiunse.
Ciro si sedette sulla panca di ferro a ridosso della balconata e ,tirando il suo interlocutore verso di lui ,gli sussurro’ all’orecchio :
“L’ho distrutta”
“Davvero! Su dimmi non mi lasciare sulle spine”
-replico’ George fingendosi sorpreso.- Ciro si mostrava enfatico ,come se fosse reduce da una baldoria di sesso collettivo.
“Immagina che a un certo punto la ho martellata tanto che mi ha pregato di fare piano”
“E tu ?” soggiunse George, che invece ricordava di aver visto tutt’altra scena .
“Macché ! Ho fatto finta di non sentire e ho proseguito a schiacciarla senza pietà “
“Deve essere stato bello” azzardo’George,condividendo con l’amico quella sorta di sadismo trasgressivo che trapelava dal suo fantasioso racconto.
Poi ,con atteggiamento pensieroso soggiunse:
“Domani tocca a me ,spero di non deludere ”
“Tranquillo, amico mio.”
-lo incoraggio ’Maggiore-
“Devi solo stare calmo e partire, poi non ti fermi più. Lei frigna ma le piace e se ti dice di rallentare, fa finta di non sentire e va giù duro fino alla fine”. La visita parenti fu come al solito molto animata e la camerata si riempì di gente che circondava i lettini dei ragazzi.
Quelli di terza ormai grandicelli scendevano giù con i familiari e ,passando per la sala d’attesa ,ricevevano il permesso dal padre Rettore di uscire fuori. Nella grande piazza davanti al collegio, c’erano due bar che fungevano da emporio generale,tipo minimarket ,e la domenica lavoravano più degli altri giorni proprio con le famiglie dei convittori. Quella settimana per George ci fu la visita di uno zio che veniva da Napoli. Era il fratello minore del padre ; non si era sposato ma aveva sempre una fidanzata nuova e un debole per il nipote George .Diceva che gli ricordava molto la sua infanzia e lo portava sempre con lui allo stadio a vedere Maradona. Zio Nunzio era il miglior amico di George e avendo saputo che i genitori quella domenica non andavano al collegio, si era recato lui a far visita al nipote ,accompagnato dalla sua ultima “fiamma”. Passarono un pomeriggio allegro e spensierato e George allontanò la tensione per il suo incontro del giorno dopo con Lola .
Giunse la sera ed a cena nel refettorio si ritrovò con Ciro; insieme concertarono di evitare un’altra sostituzione con i preposti al servizio mensa dell’indomani.
Era meglio non dare nell’occhio ,visto che l’istitutore di turno era proprio il prof Demetrio.
Si sarebbe occupato Ciro di controllare la situazione dopo il pranzo, sincerandosi che tutti salissero in camerata, mentre George sarebbe stato nascosto dietro la magnolia aspettando il via libera di Lola.
Ma quei preparativi furono tutti inutili perché il giorno dopo, appena finita la scuola, si sparse la voce che la cuoca Rachele si era sentita male durante la notte ed era finita all’ospedale con le coliche.
Lola era dovuta andare ad assistere la nonna e ,per sostituirle in cucina ,erano venute due suore dal vicino convento delle clarisse.
Passo’ circa un mese perché la ragazza ritornasse al lavoro con nonna Rachele e ,quando George la rivide attraverso la ruota ,bastò il suo sorrisetto malizioso per ricordarle quel loro vecchio accordo.
Rachele aveva recuperato la salute ed in cucina si era ristabilita la normalità, sicché l’evento fu organizzato per alcuni giorni dopo,in concomitanza del servizio mensa dei due compari.
Fu così che George si ritrovò dietro la grande magnolia, in un caldo pomeriggio di giugno. Si era ormai giunti alla fine dell’anno scolastico e nel convitto gia’si respirava l’aria delle vacanze estive.
Per quelli di terza ci sarebbero stati a breve gli esami e poi la vita di collegio sarebbe rimasta solo un ricordo.
Queste considerazioni però non erano parte dei pensieri di George che, in attesa di vedere comparire Lola sulla soglia della cucina,aveva altro per la testa.
Quando ,poco dopo si trovò di fronte a lei, gli sembrò più bella del solito.
Indossava ancora il camice azzurro a mezze maniche e non aveva neppure avuto il tempo di aggiustarsi i capelli.
George aveva perso l’ansia ed osservando la ragazza che si sfilava il camice, ebbe un fremito sulla pelle .
Aveva una camicetta semi sbottonata che lasciava intravedere i seni liberi da indumenti e quando si sedette sulla madia si sollevò quasi tutta la minigonna.
Sembrava aver fretta di consumare l’evento, come se fosse sicura che si sarebbe riproposta la stessa farsa vissuta con Ciro Maggiore.
Invece non fu così ,perché George aveva vinto l’emozione e per quanto non possedesse ancora ben definite le risorse virili ,il suo corpo era in pieno fervore.
Si avvicinò a Lola rimanendo in piedi di fronte a lei, poi le portò un dolce bacio sulla guancia ed un altro ,all’angolo della bocca, fu profondo e passionale.
Gli vennero in mente tutte le volte che aveva sognato quel momento e la sua emozione era sopraffatta dalla sensualità.
Lola era piacevolmente sorpresa dall’intensità erotica di quel ragazzo e iniziò a rispondere alle sue carezze.
Si distesero sulla madia e ,quando furono seminudi ,la voluttà si impadronì di entrambi. George percorse con le labbra i punti più intimi di Lola e quando risentì quell’odore si ricordò di quando giocava a pallone sul terrazzo.
Riconobbe la stessa fragranza pungente che aveva avvertito mentre era disteso a guardare sotto le gonne della lavandaia ,poco prima di essere trascinato via dalla mamma.
Quando George uscì dalla cucina ,Lola lo tirò per un braccio e prima di lasciarlo andare, gli diede un ultimo bacio sulla bocca.
Lui le sorrise e attraversò’ tutto il giardino ,senza dirigersi verso le scale che portavano alla camerata.Si fermò in fondo al campo di pomodori e poi proseguì verso l’aranceto.
Sedette ai piedi di un albero e rimase con le gambe rannicchiate ed il mento poggiato sulle ginocchia.
Sembrava volesse trattenere dentro di sé le emozioni di quei momenti appena vissuti con Lola sopra la madia di castagno.
L’odore intimo di lei gli aveva inebriato i sensi ; i suoi ormoni erano impazziti quando aveva avvertito quella essenza afrodisiaca.
Non avrebbe mai dimenticato il momento in cui ,baciando voluttuosamente la bocca di Lola, aveva raggiunto l’orgasmo tra le sue cosce.Quel pensiero lo faceva sentire già un uomo;non si
riconosceva più nello sbarbatello che giocava giù al campetto a ruba bandiera con gli altri ragazzi.
Rimase a lungo seduto sotto l’arancio in compagnia dei suoi pensieri ,mentre i profumi delle fioriture inebriavano la sua mente stremata.

Camily Bosch





