Migranti a Salerno, la scure su chi li assiste
Sono a rischio 18mila posti di lavoro in Italia nel sistema di prima accoglienza dei richiedenti asilo. È l’allarme lanciato dalla cooperativa sociale “In Migrazione”, che ha analizzato nel dettaglio il nuovo schema di capitolato per la gestione dei centri predisposto dal ministro dell’Interno Salvini. «Con le nuove linee guida, il taglio ai servizi e alle dotazioni minime di personale richieste – si legge nel rapporto – si rischia di perdere la metà dei 36mila posti di lavoro collegati all’erogazione di servizi alla persona, attualmente garantiti da figure professionali specializzate, principalmente giovani». Ripercussioni negative che si faranno sentire anche sul territorio salernitano dove, al 31 dicembre 2017, erano disponibili 3.218 posti in prima accoglienza, ripartiti tra 51 Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas), che danno lavoro a centinaia di persone tra educatori, assistenti sociali, psicologi, insegnanti di italiano e operatori socio-sanitari.
Il nuovo capitolato. Mercoledì 7 novembre, giorno in cui è stato approvato al Senato il decreto sicurezza e immigrazione, è stato presentato al Viminale – alla presenza del ministro Salvini – il nuovo schema di capitolato per la gestione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Uno strumento di cui prefetti e sindaci dovranno tener conto nella determinazione dei servizi di accoglienza e nella quantificazione dei costi da inserire nei disciplinari di gara.
Il dossier, la denuncia. La società cooperativa sociale “In Migrazione” ha studiato nel dettaglio il nuovo schema congiuntamente con i bandi di gara delle Prefetture per l’apertura e la gestione dei Cas. E il giudizio è stato impietoso. «Un provvedimento – dichiara Simone Andreotti, presidente In Migrazione – che appare esclusivamente e ossessivamente incentrato sul ridurre i 35 euro giornalieri a persona, per passare ad una forbice compresa tra i 19 e i 26 euro. Di nuovo, lo schema porta soltanto tagli pesanti a tutti i servizi alla persona, a partire da quelli per l’integrazione, che letteralmente spariscono ». Si tratta di servizi quali la mediazione culturale, l’insegnamento della lingua italiana, l’accompagnamento legale e l’assistenza socio- sanitaria ai soggetti vulnerabili, che finora sono stati garantiti «grazie all’impiego di figure professionali specializzate », sottolinea la ricerca. Un’occupazione, principalmente giovanile, stimata in oltre 36mila posti di lavoro qualificati; la metà, sembrerebbe, rischia di andare in fumo. Ne viene poi fuori un approccio assistenzialista all’accoglienza, che torna così ad essere incentrata su vitto, alloggio e fornitura di beni.
I tagli previsti dal nuovo decreto. Con il nuovo schema di capitolato spariscono le figure dello psicologo e dell’infermiere, si riducono la mediazione culturale, l’assistenza sociale e il presidio nelle strutture. Ad esempio, vengono dimezzati gli operatori diurni nei centri medio piccoli (da 2 a 1), mentre la copertura notturna sarà garantita soltanto nelle grandi strutture che possono ospitare fino a 300 richiedenti asilo, ma con un rapporto di 1 operatore ogni 150 beneficiari. Le ore minime settimanali di mediazione culturale richieste, poi, scendono da 36 a 10 per i centri fino a 50 posti, da 54 a 12 per le strutture con capienza massima di 150 posti, da 54 a 24 per i grandi centri che possono ospitare fino a 300 persone. Ancora, nei centri di accoglienza che ospitano sino a 50 persone viene chiesta la presenza del medico per assicurare una media di 4 ore annue per ogni ospite (prima erano 6 settimanali), senza più l’obbligo di avere in struttura la presenza di un infermiere. Nei centri più grandi si passa dalle 18 alle 12 ore settimanali obbligatorie (fino a 150 posti), e da un presidio medico h24 a sole 24 ore settimanali (fino a 300 posti).
Gli effetti nel Salernitano. Il consorzio La Rada gestisce due piccoli Cas ad Ogliastro Cilento (12 posti) e Piaggine (25 posti). In quest’ultimo centro sono occupati, con contratti part-time, 1 coordinatore, 2 educatori, 2 operatori socio-sanitari, 1 insegnante di italiano, 2 mediatori culturali e 1 operatore socio assistenziale. «Operiamo in regime di proroga da due mesi, considerando i ritardi maturati dalla Prefettura di Salerno nella predisposizione del nuovo bando – spiega Giuseppe Cavaliere, referente immigrazione del consorzio – Se il nuovo schema dicapitolato fosse già in vigore, dovremmo sicuramente dimezzare gli educatori, gli operatori socio- sanitari e i mediatori, oltre a tagliare la figura dell’insegnante di italiano. In questo modo, però, verrebbe meno la nostra mission, che è quella di responsabilizzare i beneficiari evitando approcci assistenzialistici. Quindi, abbiamo deciso di non partecipare all’ultimo bando». Ciò significa che i due centri sono destinati alla chiusura, con buona pace degli operatori che perderanno il lavoro. Fonte: La Città di Salerno