Inchiesta su Fondovalle e Aversana, la Cassazione: «Le chat di Cascone non sono un elemento per indicare l’associazione»
Motivate le decisioni della Corte di Cassazione sul ricorso di Luca Cascone, consigliere regionale di maggioranza sulla vicenda appalti nel Cilento. La sua presenza nel gruppo whatsapp con altri amministratori e funzionari coinvolti nell’indagine sugli appalti di Fondovalle Calore, prolungamento dell’Aversana e realizzazione del sottopasso ferroviario di Capaccio Paestum “non rappresenta un elemento tale da poter indicare la presunta partecipazione del consigliere regionale di Campania Libera all’ipotizzata associazione a delinquere”. Lo scrive oggi la Città. È quanto evidenziano i giudici della sesta sezione penale del palazzaccio nelle motivazioni – pubblicate nelle ultime ore – della sentenza dello scorso aprile (decisione annunciata dal rappresentante politico “fedelissimo” del governatore Vincenzo De Luca in un post social) con cui è stato accolto il ricorso presentato dai suoi legali (gli avvocati Cecchino Cacciatore, Massimo Ferrandino e Franco Coppi), portando all’annullamento del decreto di sequestro probatorio dei dispositivi informatici in cui la Procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli (Stefania Faiella e Alessandro Di Vico i pm titolari delle indagini) ha ipotizzato l’associazione a delinquere nei confronti dei sette destinatari degli avvisi di garanzia della seconda tranche dell’inchiesta sul “sistema Alfieri”, rinviando gli atti al tribunale del Riesame per una nuova valutazione.