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Sarno. Acquisizione Villa Lina, Aliberti (Nm): “Operazione opaca e priva di fondamento” Provincia Provincia e Regione 

Sarno. Acquisizione Villa Lina, Aliberti (Nm): “Operazione opaca e priva di fondamento”

“Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, ho espresso il mio voto contrario alla delibera con cui l’Amministrazione ha deciso di acquisire al patrimonio comunale l’immobile confiscato noto come “Villa Lina”: un complesso di oltre 5 milioni di euro, realizzato senza titolo abilitativo, mai condonato, e che secondo la normativa vigente dovrebbe essere demolito. – scrive in una nota il consigliere comunale di Noi Moderati Maria Rosaria Aliberti La legalità non si difende mantenendo in piedi un abuso edilizio. E invece il Comune di Sarno ha scelto di farlo senza un piano, senza fondi, senza un progetto credibile, appellandosi a un generico “interesse pubblico” mai definito, mai argomentato, mai dimostrato. In Aula ho chiesto con chiarezza che venga portato un progetto serio, concreto, con risorse e destinazione trasparente. Un progetto del genere lo avremmo sicuramente votato. Ma la delibera presentata è inaccettabile: vaga nei contenuti, priva di garanzie, priva di trasparenza. Non siamo contrari al riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Ci mancherebbe. Ma proprio per questo chiediamo rigore, serietà e soprattutto chiarezza. Non si può chiedere al Consiglio comunale di legittimare, al buio, la conservazione di un immobile abusivo senza conoscere il fine, il percorso, i soggetti coinvolti e le risorse disponibili. Non esistono scorciatoie né sanatorie automatiche. L’art. 31 del DPR 380/2001 è chiaro: la demolizione è la regola. La conservazione è una deroga eccezionale, consentita solo quando il Consiglio comunale, in piena trasparenza, accerta un interesse pubblico reale, concreto, attuale. E scrivere “uso sociale” non basta. Serve dire chi lo userà, per fare cosa, con quali fondi, e con quali modalità di affidamento. Di fronte al silenzio su tutto questo, una domanda è inevitabile:
È davvero il Consiglio il luogo in cui si decide, o è diventato solo la sede in cui si ratificano decisioni già prese altrove?
Perché questa delibera, così com’è, ha tutta l’aria di un’operazione speculativa mascherata da intervento sociale.
Un’operazione costruita fuori dal Consiglio e portata in Aula come se fosse un atto dovuto. Ma noi non ci prestiamo a fare da timbro a scelte che non conosciamo e che nessuno ha il coraggio di esplicitare. Il nostro voto è contrario.
Perché questa delibera non nasce dalla volontà di restituire qualcosa alla città, ma dall’urgenza di coprire un disegno già definito fuori dalle sedi istituzionali. E quando mancano trasparenza, progettualità e controllo, la legalità non si difende: si svuota”.

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