PICCOLI MA CATTIVI!
All’approfondimento dell’avvocato Simone Labonia la notizia pubblicata sul nostro giornale, in merito all’ennesima violenza usata da un giovanissimo verso un coetaneo.
Negli ultimi anni si è assistito a un crescente allarme sociale legato al fenomeno della violenza giovanile. Non si tratta più soltanto di sporadici episodi di intolleranza o litigi tra adolescenti: sempre più frequentemente emergono storie di vere e proprie bande organizzate, composte da ragazzi spesso giovanissimi, che agiscono con brutalità contro i loro coetanei. Pestaggi, minacce, atti di bullismo reiterato, soprusi psicologici e fisici: una spirale di violenza che ha ormai oltrepassato i confini del disagio giovanile per diventare un problema strutturale e radicato.
A preoccupare è soprattutto la determinazione con cui questi giovani agiscono, spesso senza alcun timore delle conseguenze. La violenza viene esibita, filmata e condivisa sui social, quasi fosse motivo di vanto. Le vittime, invece, si ritrovano isolate, impaurite, incapaci di denunciare per paura di ritorsioni o per sfiducia nelle istituzioni. In questo clima, l’omertà e la rassegnazione rischiano di diventare la norma.
Le cause di questo fenomeno sono molteplici: degrado sociale, carenza di modelli educativi, abbandono scolastico, esposizione incontrollata ai media e una diffusa crisi valoriale che priva molti giovani di punti di riferimento solidi. Ma accanto a queste motivazioni, vi è anche un aspetto giuridico che merita attenzione: l’attuale codice minorile, nato con l’intento di tutelare i minori, spesso finisce per garantire una quasi totale impunità a chi commette reati gravi in giovane età.
Troppo frequentemente, infatti, si assiste a provvedimenti deboli o tardivi nei confronti di minori violenti. Le pene alternative, se non accompagnate da un serio percorso rieducativo, risultano inefficaci. Questo contribuisce a rafforzare nei giovani delinquenti l’idea che si possa agire impunemente. Serve quindi una profonda rivisitazione del codice minorile: non per criminalizzare l’intera gioventù, ma per distinguere con chiarezza chi sbaglia in modo lieve da chi invece sceglie consapevolmente la violenza come metodo di affermazione.
Una riforma del sistema sanzionatorio minorile, che mantenga un’anima educativa ma sappia anche essere ferma e tempestiva, è ormai indispensabile. Solo così si potrà restituire fiducia alle vittime, responsabilizzare i colpevoli e, soprattutto, prevenire l’irrecuperabilità di giovani che, se non fermati in tempo, rischiano di trasformarsi in adulti criminali.