Pagani si ferma per l’ultimo saluto a Maria e Mila
La Procura ritiene chiuso il caso della doppia morte di mamma e figlia, Maria Ferraioli e Mila Bonin, decedute nella mattinata di giovedì: il quadro del suicidio era parso evidente fin da subito, ma le successive ore di lavoro sul posto, con acquisizioni di documenti e testimonianze, ha confermato l’ipotesi della tragedia, con le donne decise a chiudere la propria storia. L’indagine è di fatto conclusa, con il supporto di una dettagliata informativa dei carabinieri della tenenza paganese e i documenti sulle problematiche sofferte, con un precedente tentativo recente agli atti del fascicolo seguito dal pubblico ministero della procura di Nocera Inferiore Angelo Rubano . I funerali sono fissati oggi pomeriggio, con il corteo funebre alle 15.30 e alle 16,30 l’omelia alla basilica di Sant’Alfonso. Le due donne sono morte a distanza di poche ore unite da un dolore comune, divenuto insostenibile. La sessantottenne Maria Ferraioli, paganese, ex infermiera, si era buttata dal terzo piano di un palazzo storico lungo via Malet di primo mattino, dopo aver scoperto il corpo senza vita di sua figlia Umile Bonin, “Mila”, ventiseienne, nel suo letto, uccisa dai farmaci, presenti in gran quantità in tutta la casa. La donna ha seguito il destino della figlia con un ultimo gesto, chiudendo definitivamente con la sofferenza. Nessuno le vedeva in giro se non in poche sparute occasioni, fino al dolore che ha scosso il quartiere e la comunità paganese. Sul posto erano intervenuti i militari della tenenza carabinieri di Pagani, che hanno seguito la vicenda per le ricostruzioni, e due autoambulanze della croce bianca, arrivate quando non c’era da fare che la constatazione del decesso. Alle otto le due donne erano entrambe prive di vita, una nella sua stanza e l’altra sull’asfalto, sul retro del palazzone che domina il quartiere alle spalle di Piazza Corpo di Cristo, col viale che porta allo stabile percorso da gente sgomenta. Negli scorsi mesi c’era stato un precedente tentativo, andato a vuoto per un pronto intervento, con ulteriori periodi di cura, per la ragazza, al centro di igiene mentale. Le due donne sono morte per una sofferenza non tollerabile, insediata nella rispettiva quotidianità, divenuta pesante fino a stroncarne la voglia di vivere: così una precedente separazione della madre dal coniuge, seguita da Un precipizio psichico, costituisce un percorso privato, personale, che non consente altro strazio. La scelta, durissima, è quello che resta di due vite rimaste di fianco, quasi simbiotiche. Dal punto di vista giudiziario, il caso è chiaro, definito dal lavoro di ricostruzione effettuato nella giornata di ieri dalle forze dell’ordine ,attraverso i percorsi clinici e le testimonianze di chi conosceva e sapeva. L’autopsia non ci sarà: le salme sono state liberate dal magistrato titolare. Per il resto c’è il ricordo, la ricostruzione difficile degli affetti più vicini, quelli dei fratelli della signora, degli amici, degli altri, con lo sgomento che non diminuisce di fronte alla gravità di una patologia invisibile, devastante. In attesa della celebrazione del funerale di oggi, in chiesa, per l’ultimo saluto. Fonte: La Città di Salerno