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Il 6 giugno 1968 l’America assassinò la speranza con la morte di Bob Kennedy Attualità 

Il 6 giugno 1968 l’America assassinò la speranza con la morte di Bob Kennedy

Accadde oggi: era il 6 giugno 1968 (53 anni fa), quando subito dopo la vittoria alle primarie della California e del South Dakota e con la strada spianata verso la Casa Bianca, Robert Francis Kennedy, fratello minore del presidente Jkf , fu ucciso. Aveva 42 anni. Dopo John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King, assassinato solo due mesi prima, il 4 aprile, fu il terzo omicidio di alto profilo negli Stati Uniti in un arco di tempo di circa un decennio. Un’America scossa da trasformazioni sociali, lotte razziali, e molta violenza politica. Bobby morì nella città deli angeli. Aveva parlato ai suoi sostenitori nella sala da ballo dell’Ambassador Hotel di L.A.. Poco dopo la mezzanotte fu fatto passare per le cucine per sicurezza e fu in quel momento che venne colpito da diversi colpi di pistola sparati contro di lui sotto gli occhi dei reporter e dei teleoperatori che lo seguivano. Uno gli perforò la tempia destra. Rfk morì ore dopo in ospedale. Prima di perdere conoscenza, tra le sue ultime parole disse: “E gli altri? Come stanno gli altri?”. Il suo assassino fu preso subito. Sirhan Bishara Sirhan, era un giovane palestinese che contestava il sostegno Usa a Israele nella Guerra dei Sei Giorni. Condannato inizialmente alla pena di morte, quando questa fu abolita dallo stato della California, la sua pena fu mutata in ergastolo.

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