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Ue, nuova multa record da 4,3mld a Google per Android Italia e Mondo 

Ue, nuova multa record da 4,3mld a Google per Android

Nuova multa record per Google dalla Commissione Ue, la più alta mai comminata: dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Lo fa sapere l’agenzia Belga. L’anno scorso la Ue inflisse a Google una multa, già record, di 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping a scapito degli altri competitor.

Secondo le ultime rilevazioni di Statista, Android è sull’85,9% degli smartphone nel mondo, solo per fare un paragone il principale concorrente, iOS di Apple, ha una quota di mercato globale del 14,1%.

Il sistema operativo del ‘robottino verde’ ha quasi 11 anni di vita. Fu lanciato da Google il 5 novembre 2007 e al suo esordio fu una ventata di novità: un sistema aperto, concepito per poter funzionare su più telefoni. E la sua forza sta ancora oggi nella collaborazione di Google con più produttori di dispositivi mobili, da Samsung a Huawei. Android è anche utilizzato in dispositivi di fascia media ed economica, scelta che ha spalancato le porte dei mercati emergenti e di un pubblico di utenti toccato solo in parte dalla concorrenza diretta.

Il caso Android è nel mirino di Bruxelles dal 2015. Dopo un anno di indagini, nel 2016 Google fu accusata formalmente di aver obbligato i produttori di smartphone, come Samsung o Huawei, a pre-installare Google Search e a settarlo come app di ricerca predefinita o esclusiva. Per Bruxelles, Google ha anche offerto incentivi finanziari ai produttori e agli operatori di reti mobili a condizione che installassero esclusivamente Google Search sui loro apparecchi. Questo allo scopo di consolidare e mantenere la sua posizione dominante. La notizia della multa record è stata data per prima dall’agenzia Bloomberg. Per quanto riguarda la multa inflitta lo scorso anno per Google Shopping, l’azienda ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia della Ue.

 

Fonte articolo e foto Ansa

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