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Povertà e crescita, paradosso Sud Economia 

Povertà e crescita, paradosso Sud

Nel 2017 la Campania conferma la crescita del Pil, anche se meno impetuosa dell’anno precedente. Ma il rovescio della medaglia è l’aumento del disagio sociale. La provincia di Salerno, tuttavia, risulta tra le aree più dinamiche della regione. Sono i dati forniti a margine delle anticipazioni al Rapporto Svimez 2018. La Campania (+1,8%) è la terza regione per tasso di sviluppo, dopo Calabria (+2%,) e Sardegna (+1,9%). Numeri positivi, ma non come nel 2016, quando era prima con un +2,4% (rivisto in un +1,5% di recente dall’Istat). Accanto al segno più, però, c’è un meno: già nel 2016, il saldo migratorio è negativo (-9.100 residenti, tasso netto di -1,6 per mille). Quanto a emigrazione, solo la Sicilia fa peggio (-9.300 residenti). La Campania, inoltre, vive una pericolosa dicotomia. «Il quadro campano, sul profilo della dinamica economica è positivo, nel senso che ha agganciato la ripresa nazionale, anzi ha un tasso di crescita superiore a quello del Mezzogiorno – premette il direttore Svimez, Luca Bianchi –. Ma il tema principale posto da noi è questa divaricazione tra dinamica economica e dinamica sociale. Da questo punto di vista la Campania evidenzia elementi di sofferenza e ampliamento del disagio sociale, anche nella fase di crescita, che destano grande preoccupazione ». Bianchi elenca i sintomi più allarmanti. «Incremento dei tassi di povertà, peggioramento complessivo della qualità dei servizi pubblici. I dati – spiega – sono allineati al resto del Mezzogiorno ed evidenziano un divario di circa il 50% in termini complessivi di qualità dei servizi pubblici rispetto alle regioni del centro nord. Ciò vuol dire meno posti in asilo nido per i bambini, meno posti letto nei presidi socio assistenziali, maggiori code per prenotazioni presso le Asl, con la significativa differenza del comparto istruzione, dove i dati sono migliori del resto del Mezzogiorno».

Per esemplificare, in tema di mobilità ospedaliera, soltanto la Calabria presenta un peggior tasso di emigrazione netta per ricoveri acuti, che in Campania è di -32.098 pazienti. E se in Italia, nel 2015, l’1,4% delle famiglie si impoverisce per sostenere le spese non coperte dal Servizio sanitario nazionale, la percentuale in Campania sale al 3,8%, la più elevata al sud. Del resto, con appena 106 punti nella griglia Lea del 2015, è l’ultima regione perfino tra quelle inadempienti alla soglia minima. Ma tra 2007 e 2016 aumentano pure i tempi d’attesa, oltre i 20 minuti, per le file all’anagrafe (da 13,3 persone a 26 persone ogni 100), le aziende sanitarie (da 48,7 a 66,8) e negli uffici postali (da 46,1 a 60).

«Le aree dove si concentrano le maggiori difficoltà – osserva il direttore Svimez, sganciandosi dai dati immediati del Rapporto 2018 – sono, da un lato, le grandi periferie urbane, dove cresce la povertà e c’è un pessimo livello di servizi pubblici, dall’altro le aree interne, che stanno subendo uno spopolamento molto pesante e pure registrano un problema di qualità dei servizi pubblici».

Di contro, Bianchi individua i segnali incoraggianti nel settore industriale, «quindi le aree dove sono collocate tradizionalmente più imprese, parlo di Napoli e Salerno, dove ci sono aziende che hanno retto alla crisi». «Salerno in particolare – aggiunge – ha un comparto piuttosto dinamico nel settore della trasformazione alimentare, tutte aree di crescita moltorilevante e soprattutto di forte performance nell’export. E altro comparto molto dinamico è quello del turismo. Altro comparto molto dinamico è quello del turismo, sia pur in parte legato a economie molto informali, per non dire sommerse e quindi non tutte rilevabili, sia per la zona di Napoli che per le aree costiere si evidenzia un ottimo dinamismo».

Nella regione vanno molto bene le costruzioni (+16,5% nel 2015-2017), spinte dalle infrastrutture finanziate con i fondi europei. Ma anche l’industria in senso stretto prosegue la sua corsa (+8,9% negli ultimi tre anni), grazie soprattutto alla leva dei Contratti di sviluppo. I servizi, invece, fanno segnare nel triennio un più modesto +3,7%, in parte proprio per merito del turismo. Mentre l’agricoltura va in controtendenza e accusa una flessione tra 2015 e 2017 pari a -1,3%. Fonte: La Città di Salerno

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