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Piccole imprese, a Salerno le tasse più alte Economia 

Piccole imprese, a Salerno le tasse più alte

A Salerno le pmi cominceranno a guadagnare qualcosa dal 1 settembre, perché prima di quel giorno avranno speso in tasse ogni centesimo incassato. Non a caso la città è tra le prime dieci per pressione fiscale sulle piccole e medie imprese, secondo lo studio della Cna “Comune che vai, fisco che trovi”.

Salerno registra uno stratosferico 67,3 di total tax rate, 129esima in graduatoria sui 137 Comuni considerati. Significa che, ogni 10 euro incassati, le pmi salernitane ne possono trattenere poco più di 3. E nel corso dell’anno, devono lavorare 245 giorni soltanto per pagare i tributi; per i rispettivi consumi familiari, resta l’introito di appena 120 giorni. Ma c’è chi sta messo peggio. La maglia nera spetta a Reggio Calabria: il total tax rate è al 73,4 per cento (+0,2 per cento rispetto all’anno scorso). Male anche Bologna (72,2), Roma e Firenze (69,5), Catania (69), Bari (68,5), Napoli (68,2), Cremona (67,3, appaiata a Salerno) e Foggia (66,8). I comuni capoluogo virtuosi, invece, sono Gorizia (53,8), seguito da Udine (54,5), Imola (54,9), Cuneo, Trento e Belluno (55), Sondrio (55,3), Carbonia (55,8), Arezzo (56,1) e Mantova (56,2). «Purtroppo in Campania, la regione più tartassata, e a Salerno il cuneo fiscale aumenta invece di diminuire – commenta il presidente provinciale della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa di Salerno, Lucio Ronca – Irap, Irpef, Imu, Tasi, Tari, le addizionali strangolano le nostre pmi. La cosa preoccupante è il divario di oltre venti punti tra nord e sud, un’enormità. Una pressione fiscale così alta non fa crescere le imprese, non fa assumere dipendenti, impedisce di acquistare nuovi macchinari e crea una disparità sul mercato». «Il governo – aggiunge Ronca – dovrebbe portare avanti una seria politica di spending review per recuperare risorse da destinare all’abbattimento delle tasse. Le piccole e medie imprese sono i soggetti più in sofferenza, nonostante tengano in vita l’economia nazionale. Il cuneo fiscale ci ammazza, è mai possibile che i primi 9 mesi dell’anno lavoriamo solo per pagare lo Stato?». A Salerno il tax free day arriverà a settembre e ci sarà davvero poco da celebrare. Dal 2011, il reddito disponibile per le aziende è sceso da 18.409 a 17.619 euro. E nonostante il calo di Tari (-872euro in 7 anni) e Irap (-3.728). Ma a colpire le pmi ci sono il boom dell’accoppiata Imu-Tasi (+3.687 euro in 7 anni), più che raddoppiata (da 3.114 a 6.801 euro); la mazzata del contributo Ivs da versare all’Inps (+2.501); i rincari di Irpef (+356), e delle sue addizionali regionale (+19) e comunale (+75). Un bagno di sangue, insomma. A Salerno una pmi tipo, con un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio di 175 mq, ha un reddito di 50.000 euro; i ricavi ammontano a 431.000 euro; il costo del personale (4 operai + 1 impiegato) a 165.000; il costo del venduto a 160.000; la voce altri costi ed ammortamenti a 56.000. In pratica, rimane davvero poco. «La pressione fiscale media sulle piccole imprese – afferma l’Osservatorio permanente Cna sulla tassazione delle Pmi – se non interverranno correttivi, quest’anno tornerà a salire. Lievemente, lontana dal picco del 2012, ma con un segno “più” che non può certo rallegrare l’ossatura portante del sistema produttivo italiano. Il dato di sintesi, inoltre, non fotografa le profonde differenze nella tassazione locale. La realtà italiana è molto complessa e fa emergere non “una” pressione fiscale, ma “numerose” pressioni fiscali».  E se molto resta da fare per arrivare ad un fisco più equo e sostenibile, la Cna lancia alcune proposte. Nel decalogo c’è anche la flat tax, da introdurre in modo progressivo, attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica: le aliquote Irpef dovrebbero ridursi a partire da quelle più basse del 23% e del 27%. Inoltre, c’è la richiesta di abbassare le tasse sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, cominciando dai redditi medio- bassi.

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