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Angri, istruttore di basket rischia 6 anni di carcere per molestie ad un allievo Primo piano Provincia e Regione 

Angri, istruttore di basket rischia 6 anni di carcere per molestie ad un allievo

E’ accusato di molestie di tipo sessuale nei riguardi di un ragazzo minorenne: ora un ex maestro di basket rischia sei anni di carcere per violenza sessuale. E’ questa la condanna chiesta dal pubblico ministero Ernesto Caggiano, due giorni fa, nell’aula collegiale a porte chiuse del tribunale di Nocera Inferiore. Al banco degli imputati siede un 27enne, difeso dai legali Giovanni Annunziata e Giovanni Palumbo. La sentenza è prevista per il prossimo 7 maggio. I fatti vengono collocati ad Angri, nell’anno 2015.

Il piccolo sarebbe finito al centro delle attenzioni del suo istruttore. Atteggiamenti gentili ed affettuosi, in parte confermati dalla stessa vittima. Dai regali fino al piacere di accompagnarlo a casa: il maestro avrebbe assunto un comportamento morboso e insistente nei riguardi del piccolo, un ragazzino di 11 anni all’epoca dei fatti, al quale avrebbe dato anche un bacio. Circostanza, questa, riferita durante il processo da alcuni testimoni. Il 27enne si era sempre difeso – finì agli arresti domiciliari dopo la denuncia dei genitori – spiegando che i due non erano mai rimasti da soli e che vi fosse anche il consenso dei genitori, nell’accompagnarlo a casa o nel dargli un aiuto per i compiti. Ma per la procura l’uomo avrebbe indotto il piccolo a consumare atti sessuali, con una masturbazione reciproca contestata al 27enne durante la fase del dibattimento. In aula è stato ascoltato anche un consulente, che ha riferito sull’attendibilità del minore e su quanto riferito in fase d’indagine. Quando fu informato dell’inchiesta, per fugare ogni dubbio, l’imputato lasciò la squadra di pallacanestro che allenava. Il piccolo fu ascoltato anche in un incidente probatorio, affinché la procura cristallizzasse le accuse nei riguardi dell’istruttore, originario di Scafati. Agli atti del processo intercettazioni ma anche tanti messaggi, quasi seicento in pochi mesi, scambiati tra il giovane e il ragazzino. Aspetto, questo, confermato dal maresciallo dei carabinieri che firmò l’informativa per la procura.

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